Intervista con Mestre Primo

Mestre Primo

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Foto di Sara Vá

 

 

 

 

 

Renato Scarpellini, piú conosciuto come Mestre Primo cominció a fare capoeira all’età di 5 anni. La sua strada capoeiristica inizió fortuitamente ma la sua passione per questo arte lo portó a studiare la storia della Capoeira e a viaggiare per tutto il mondo. Oggi reside in Italia, a Bologna, dove ricevette il primo grado di Mestre lo scorso Dicembre di 2016. Il suo jogo “leggero” e la sua musicalità sono presenti in tutte le sue classe e nel suo gioco. Non perdetevi i suoi consigli!!

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Intervista a Mestre Primo, 25 di Febbraio di 2017

Quando iniziasti la Capoeira e perchè

Fu nel mese di agosto del 1991, 25, quasi 26 anni fa. Fu quasi per incidente, quando andai ad abitare a Guaratinguetá, che è quasi la mia città di nascita perchè ci andai con un anno, fu propio accanto alla Academia de Cordão de Ouro dove lavoravano Mestre Ponciano e Mestre Zé Antonio. Come loro due sono i miei zii la bambinaia mi portava lá dopo la scuola, di fatti anche suo figlio faceva Capoeira. È per quello che iniziai da piccolo, con 5 anni. E non l’ho mai lasciata la Capoeira, beh, mi fermai un anno e mezzo tra il 93 e il 94 ma poi non mi sono piú fermato.

Perchè fermasti?

Non mi ricordo, avevo solo 6 anni! Però non fu tanto tempo. Ma quando ritornai fu in un altro posto perchè i miei si erano trasferiti, magari per quello fermai quell’anno e mezzo. Anche in quella academia insegnavano Mestre Ponciano e Mestre Zé Antonio.

Qui è il suo Mestre?

Mestre Ponciano, che é alunno di Mestre Suassuna, sono nato dentro di Cordão de Ouro. Sarà per quello che Cordão de Ouro fa parte della mia vita. Mestre Ponciano in quell’epoca insegnava ai bambini e Mestre Zé Antonio agli adulti. Tutti i bambini cominciavano con Mestre Ponciano e poi passavano da Mestre Zé Antonio e si formavano nella Capoeira.
La Capoeira di Guaratinguetá era sempre stata cosí. Piú tardi ogni uno di loro continuó la sua strada ma fino il 97, durante piú di 30 anni, fu sempre cosí, tutti e due insieme.

Quali sono le sue influenze oltre al tuo Mestre?

Ho la fortuna di avere contato con diverse persone che mi hanno accompagnato questi anni. Come riferenza dentro la Capoeira ci sono Mestre Iraní, Mestre Quebrinha e Mestre Flavinho Tucano che è una persona che ammiro molto. È stata gente con cui mi sono allenato, ho partecipato ad eventi, batizadi… e ci sono quelle persone di cui ho sentito parlare ma que purtroppo non ricordo, come Mestre Biriba che fu un riferimento dentro di Cordão de Ouro, un riferimento per Guará. Ma questi sono i Mestri che piú mi hanno influenzato, oltre Mestre Ponciano chiaro e logicamente Mestre Suassuna, un gran lider. Veramente é difficile perchè ci sono tanti Mestri che uno ammira, che al meno io ammiro, ma questi sono quelli con cui ho avuto un contatto piú diretto. Andavo all’academia di tutti loro, di Mestre Lobão… Creo che la Capoeira non si impara solo con il propio Mestre, si impara con diversi Mestri, con la influenza di altre persone con cui si abbiano cose in comune. I Mestri che ho nominato sono quelli che considero i miei padrini dentro della Capoeira.Se parliamo di allenarmento la persona che mi accompagnó sempre, ma non solo a me se no a tutti i capoeiristi di Guaratinguetá, é stato Mestre Cavalca. Mestre Cavalca non lavora con la capoeira ma dal 1980 che accompagna il lavoro di tutti ed è una grandissima influenza e ispirazione. SI potrebbe dire che considero Mestre Cavalca il mio secondo Mestre.

Sei uno studioso della storia e la storia della Capoeira è orale, quali sono le difficoltà che ritrovasti nella ricerca?

Ho lavorato come maestro di storia durante 4 anni. Per la mia tesi usai la Capoeira indirettamente, la tesi era sulla Apporpriazione culturale e la Capoeira fu il mio caso di studio. Ho studiato la storia della capoeira e il fenomeno di trasformazione sociale che fu soprattutto in Bahia. I ricordi della Capoeira baiana sono piú presenti che quelli della Capoeira carioca (di Rio di Janeiro) dove la storia è tanto legata alle Maltas. Fu negli anni 60 e 70 quando la Capoeira carioca prese la dimensione che ha oggi. La principale difficoltà é stata che non solo la storia della Capoeira ma anche la storia generale del Brasile è trasmessa oralmente. La vera difficoltà è stata trasmettere in un mezzo tradizionalmente scritto una storia trasmessa oralmente.
Ci sono altri elementi che con gli anni si sono inseriti nello studio della storia che aiutano a costruirla meglio, alcuni sono la sociologia, l’antropologia, la geografia… Negli anni 50 la storia si studiava a base di fatti, oggi giorno abbiamo questa possibilità di integrare altre discipline allo studio della storia che aiutano a capirla meglio. Dove trovai piú difficoltà fu in trovare elementi concreti prima del secolo 19. Persino Carlos Eugenio Soares define la Capoeira come un fenomeno tipicamente urbano, e per quello la Capoeira è associata alla crescita di città come Rio de Janeiro, Recife o Salvador, soprattutto nei porti… La Capoeira nelle colonie era tutta a base di leggende! non ci sono conferme, nessun elemento concreto che confermi che la Capoeira esisteva nel 1700, 1600… che Zumbi fosse capoerista… Mestre Damião, che ha fatto grandi ricerche nella storia della Capoeira, diceva che alcuni dei miti della Capoeira dovevano essere rivelati. Una delle cose che diceva era che Zumbi, a dire la verità, mai fu un capoeirista.
La grande difficoltà fu la ricerca della Capoeira prima del secolo 19 come dicevo, ci sono libri interessanti per aiutare a capire la composizione etnica della Capoeira di Rio de Janerio come “A Capoeira escrava” e “A negregada instituição” di Carlos Eugênio Soares. Il primo libro parla della Capoeira tipicamente nera sviluppata in un ambiente di sclavi e di lavoratori manuali. Già nel secondo si comincia a parlare di immigrati e altri tipo di capoeiristi anche se sempre in un ambiente marginale. La fine della schiavitú fece che altre persone si interessassero nella Capoeira facendola un fenomeno multietnico anche se c’era ancora una prevalenza negra. Erano tanti i portoghesi che la praticavano che si crede che la navalha fu un elemento introdotto dal Fado portoghese.
Prima del secolo 19 non c’è quasi niente della Capoeira di Salvador… adesso ci sono libri di Frede Abreu che parlano di questo fenomeno ma sono giá della fine del secolo.
Nel mio studio si analizza la Capoeira di Rio di Janeiro e fino l’inizio del secolo 20 non fu quando ci vedette una predominanza nella Capoeira baiana che era un elemento piú ludico. Ci sono libri interessanti di Liberai che parlano della trasformazione della Capoeira. Ce ne sono parecchi di interessanti da leggere”!
Quella fu la base di ricerca per lavorare sulla Apropriazione culturale che di fatti non successe solo con la Capoeira ma anche con il calcio, la samba, il tango in Argentina… tutto succede in un modo intenzionato, o no. Quella fu il mio lavoro durante 4 anni che adesso devo finire!

Oltre a essere un gran Mestre, di insegnare Capoeira sei anche un musico. Com’è arrivata la musica alla tua vita?

Fortunatamente la musica è sempre stata nella mia vita. Di fatti ai miei alunni sempre dico che quello che mi manca di piú del Brasile, perchè adesso vivo in Italia, è sentire la mia mamma cantando la domenica mattina. Perchè lei sempre faceva il bucato cantando, questo è quello che mi manca, sentirla le domeniche mattina dopo le serate di sabato alla festa, svegliarmi e sentirla. Lei sempre ha cantato, non è cantante ma sempre cantò. Mio padre già da piccolo mi insegnò cose interessantissime anche se non era musico neanche lui, sentivamo Bob Dyla i Beatles…POi col tempo diventó una passione, mi piaceva e pian piano cominciai a studiare da solo. Presi una chitarra e imparai da solo, e poi non ho mai smesso di suonare e di cantare. Non ho mai studiato la teoria musicale ma è una cosa che adesso voglio fare, studiare musica. Nella Capoeira lavoro tanto la musica, durante la roda, durante le classi… la musica è un elemento che ti aiuta a integrare alle persone. Sempre finisco le classi cantando, anche musiche che non sono della Capoeira.
Puoi cantare quella canzone che di solito canti alla fine delle classi?
Quale, Beira o mar?
Quella che hai cantato alla fine del tuo evento..
Non canto musiche di Capoeira, anche se alcune le uso nella Capoeira a volte. Canto perchè mi piace tanto la samba di roda, il jongo… la canzone che dici forma parte del folclore ma non è una musica di Capoeira.

—- Canta la canzone Leva eu saudade se me levam eu vou —–

cantando, cantando, cantando, anche cose che non sono della Capoeira ma la musica è inerente alla cultura brasiliana. Dorival diceva: “quem não gosta de samba bom sujeito não é!“, io credo che la musica da colore alla vita. Sempre che posso suono e canto ma perchè mi piace, già ceh non sono un musicista professionale.

Qual’è il tuo consiglio per qualcuno che comincia a fare Capoeira?

Beh, credo che in generale nella vita, all’inizio non si deve avere troppa pressione. Quante piú opzioni e libertà meglio è. Quello che mi piace fare con i miei alunni è che all’inizio l’unico obbligo che hanno è quello di essere comodi facendo Capoeira, di stare bene. A volte si arriva a trascurare alcuni dettagli o il rituale per fare sentire comodi agli iniziani, per farli sentire “a suo agio“. Logicamente dopo un tempo si spiegano dei dettagli e si correggono cose ma è inutile indottrinare, le cose si devono mostrare. Evitare il “questo è cosí perchè sí”, oltre ai Mestri Antichi la Capoeira è tanto piú grande di quello che si puó spiegare. Ogni uno deve avere la sua propia visione della Capoeira anche se ci sono concetti essenziali che si devono rispettare. Un esempio è come si dispone la bateria, se guardiamo la bateria di Mestre Ananias, Mestre Moraes, o Mestre Jogo de Dentro.. tutti sono Capoeira Angola ma la formazione della bateria è diversa, il ritmo è diverso, la dinamica è diversa e non ce n’è una di piú giusta o piú sbagliata; devi adattarti e entrare in quel contesto.
La grande sfida è trovare la radice di tutto perchè è assolutamente piú grande di quello che la gente possa pensare. Non c’è un solo elemento che fa la Capoeira, che la Capoeira viene dall’ Ngolo.. no, non viene solo dall’Ngolo, viene da tante altre cose che l’hanno fatta com’è.
Credo che un buon consiglio all’inizio sarebbe quello si sentirsi bene facendo Capoeira. Essere felice credo sia il primo passo. Poi, col tempo, con la responsabilità, con la gradazione é il momento di assumere piú responsabilità capoeirista, se uno vuole chiaro. Da lí è quando sei piú cosciente e capirai che si deve lavorare tanto, dovrai capire una cultura nuova, una lingua, ecc. Ma questa è una decisione di ogni uno, non del Mestre, è una scelta tua se col tempo vuoi essere professore di Capoeira, questo influisce nelle tue elezioni perchè dovrai studiare parecchio. Soprattutto se non sei brasiliano perchè veramente sarà piú difficile trasmettere una cosa che hai vissuto mai. Devi viverla a fondo una cosa per potere capire, io per esempio sono cresciuto con la Capoeira, noi facevamo roda nelle feste religiose, roda nel Jongo, nella Umbanda, la Capoeira era presente ogni giorno nella mia vita. Qui in Europa non c`è questa spontaneità, in Spagna, Italia o Grecia c’è un carattere piú simile ma nel nord dell’Europa è piú difficile mostrare tutto ció.
Un Professore o un Maestro la prima cosa che dovrebbe fare è farti sentire a tuo agio. Poi si inseriscono altri dettagli, i fundamenti. Io cerco di farlo cosí, ma se é una regola, se è sbagliato o no é un altro discorso ma a pe piace farlo cosí.

Qual’è il tuo nome di Capoeira e perchè?

Il mio nome di Capoeira é Primo, perche il mio Mestre è di fatti il mio cugino. Beh, lui è cugino di mio padre, tutta la famiglia fa Capoeira, mio cugino Poncianinho che é Mestre, Mestre Zé Antonio che è cugino di mio padre… il nome di primo viene da quando ero piccolo, come chiamavano “primo” (cugino) a mio padre cominciarono a chiamarmi anche a me cosí. Ed è rimsto! Prima non mi piaceva, ma tutti cominciarono a chiamarmi Primo, anche a scuola! E quando sono arrivato in Italia era strano perchè non è che io sia il primo, é solo perchè Primo in bariliano vuole dire cugino. E sono passati già 25 anni, non c’è modo di cambiarlo ormai.

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1 commento su “Intervista con Mestre Primo”

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